browser icon
You are using an insecure version of your web browser. Please update your browser!
Using an outdated browser makes your computer unsafe. For a safer, faster, more enjoyable user experience, please update your browser today or try a newer browser.

Gli Etruschi

L’arrivo dall’Asia Minore in Toscana degli Etruschi, che conoscevano il ferro, e dunque potevano vantare una superiorità militare schiacciante, spazzò via queste popolazioni, i cui domini si ridussero ad una piccola parte dell’Italia centrale, oltre il corso del Tevere. Ciò avvenne tra l’VIII e il VII secolo avanti Cristo.

Intorno al VII secolo sorge Arezzo, che per la sua importanza diviene una delle dodici città dell’Etruria unite da vincoli religiosi e politici; queste erano Veio, Cerveteri, Tarquinia, Vulci, Roselle, Vetulonia, Bolsena, Chiusi, Perugia, Cortona, Arezzo e Volterra.

Di questa dodecapoli non faceva parte ovviamente Ciggiano, come invece favoleggiò Annio da Viterbo.

Il dominio Etrusco si estende ben oltre l’Etruria propriamente detta e raggiunse il territorio campano e quello veneto. Poi, a partire dal V secolo, iniziò il declino, a causa dei Galli a nord e dei Sanniti a sud, ma soprattutto per l’ascesa della potenza di Roma.

Osserva il Tafi: “se al dio Cerfio gli Umbri chiedevano di maledire gli Etruschi, la storia invece s’incaricò dopo secoli di rivalità di affratellarli: nella lotta contro Roma, nella sconfitta e nell’assoggettamento ad ad essa”. Infatti Etruschi ed Umbri, insieme a Galli e Sanniti, si coalizzarono e tentarono e tentarono di fermare militarmente l’irresistibile avanzata dei Romani. Lo scontro decisivo avvenne nella grande battaglia di Sestino, presso Sassoferrato (Ancona), nel 295 A.C. I Romani ottennero una clamorosa vittoria, che consacrò la loro potenza militare. Etruria ed Umbria passarono così sotto il dominio di Roma.

Della civiltà etrusca nell’aretino ci sono testimonianze notevolissime. Basti pensare al bronzo della Chimera, alle tombe a ipogeo del Sodo di Cortona e all’ara sacrificale di Pieve a Socana. Tutta la nostra provincia è una miniera di reperti archeologici. Si deve dire però che nel territorio di Ciggiano finora non sono state trovate significative testimonianze di questo periodo.

Un vasto insediamento, che va dal periodo etrusco fino al tardo Medioevo è stato individuato da Santino Gallorini e dallo scrivente, in località Cascianella, negli oliveti davanti all’attuale Cimitero (indagine di superficie del 28 settembre 2004). In particolare, del periodo etrusco sono stati individuati frammenti in piccole macini di grano, in pietra lavica viterbese; assai numerosi i reperti di ceramica romana e medievale. Il proprietario del terreno, presente alla perlustrazione, ci ha informati che il materiale è emerso durante le arature, testimonianza indiscutibile di un insediamento originario. Riteniamo dunque che anche in futuro potranno venire alla luce altre preziose testimonianze.

La frequentazione etrusca nella zona derivava anche dalla pretesa della cosiddetta “via del sale e dei metalli”, che collegava Volterra e Populonia con Arezzo e che passava da Ciggiano. Dalle saline di Volterra venivano rifornite tutte le città dell’Etruria, e dal golfo di Baratti, ai piedi di Populonia, proveniva il ferro dell’isola d’Elba. Arezzo era uno dei centri di lavorazione metallurgica più importanti d’Italia.

Tito Livio riferisce che al tempo della guerra annibalica la città fornì alla flotta romana “tremila scudi, altrettanti elmi, giavellotti grandi e piccoli, aste lunghe, in egual numero per ogni tipo di arma e per un totale di 50,000; e inoltre scuri, zappe, falci, gabbioni e macine quanti ne occorrevano per 40 navi da guerra”, senza parlare dell’ingente quantità di viveri (25,45).

Ritengo che gran parte del ferro necessario per fabbricare tutti quegli armamenti sia transitata “per viam Ciggiani”, per la via di Ciggiano.

Il Fortunio, nella già citata Cronichetta del 1583, fa presente che pochi anni prima di quella data erano state trovate due sepolture in travertino, una delle quali ad Alberoro, contenenti ossa umane di lunghezza eccezionale. “Nel fondo della via di Vergnana, tra Ciggiano e il fiume dell’Esse fu ritrovato un’altra simile sepoltura di braccia undici [m 6,38], della quale furono fatte le finestre della casa di Marco del Saracino [Saracini] da Ciggiano”. Preciso nel riferire i ritrovamenti, il Fortunio è meno credibile quando ipotizza epoche arcaiche e giganti biblici. Molto verosimilmente, dato il materiale usato per la sepoltura, si può pensare al periodo etrusco o romano. In ogni caso nel piano di Ciggiano, presso l’Esse, è rimasto il toponimo Avello, che ricorda l’importante rinvenimento. Il medesimo vocabolo si trova anche ad Alberoro, segnalato dalla carta archeologica, che vi indica “ruderi di fabbricato romano e avanzi di mosaico bianco e nero”; in vicinanza “urna di calcare con iscrizione etrusca”.

Dovrebbero essere questi i periodi che interessano anche l’Avello ciggianese.  

La Tabula Peutingeriana

Tratto da:

Ciggiano” Storia di un paese tra Valdichiana, Valdambra e Maremma

Scritto da:

Antonio Bacci

Edizioni:

C&M” 


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *