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Origini leggendarie

Sono pochi in Italia i paesi e le città che possono vantare leggendarie origini bibliche: tredici in tutto. Tra questi, incredibile a dirsi, anche Ciggiano.

E’ una leggenda dunque che merita di essere raccontata.

Un celebre studioso del XV secolo, il padre domenicano Annio da Viterbo (1432-1502), in un’opera intitolata Antiquatates e pubblicata a Venezia nel 1489 e a Roma nel 1498, ha scritto che Noè, dopo il diluvio universale, mandò i suoi figli e i suoi nipoti nei vari continenti a ripopolare la terra, e lui stesso si portò in Italia alle foci del Tevere. Con una piccola barca risalì il fiume e fondò in Etruria le prime dodici colonie italiane. Vicino alla costa fondò Gianicolo (Roma), Fregene, Vulci, Roselle, (Presso Grosseto), Volterra, Luni (presso Carrara). Nella zona più interna Bolsena, Arynianum (Rignano Flaminio). Più a nord Fiesole, Arynianum (Rignano sull’Arno), Arezzo e Ogygianum, che rimane “ tra Siena e Arezzo”, cioè Ciggiano. Come capitale di questa dodecapoli eresse poi Etursia, cioè Viterbo.

Le dodici colonie, secondo le regole dettate da Noè, “dovevano essere piccole, ma potenti; non grandi e sfarzose, ma costruite in luoghi sicuri e l’una vicina all’altra”.

Il patriarca, assimilato a Osiride e Giano, “insegnò a piantar le viti, a fare gioghi ed aratri e ad adattarvi i buoi; insegnò ad arare, a seminare, a fare gli innesti, a conservare i frutti per i bisogni del domani, a venerare gli dei, a non nuocere a nessuno, a giovare a tutti”.

Annio da Viterbo colloca Arezzo e Ciggiano in questa dodecapoli etrusca non in base a citazioni di Tito Livio, o di Polibio, o di altri storici, ma in base a curiose e fantastiche etimologie, legate tutte in qualche modo al dio Giano, e Ciggiano deriverebbe da Ogygius, soprannome di Giano inventore del vino: “Unam Ogygianum a suo cognomine posuit, alteram a cognomine Vestate Janus vocavit Arretium”.

Questa storia non aveva alcuna possibilità di essere accolta; ma Annio da Viterbo fece credere che egli l’aveva ricavata da un brano perduto e ritrovato del primo libro delle Origines di Catone il Censore. E cosi, l’autorità di Catone e la fama di antichista di cui godeva il domenicano viterbese fecero ritenere per qualche tempo come autentico questo passo, con interessanti risultati.

Infatti altri studiosi del Rinascimento, come i fiorentini Gelli e Giambullari, partirono da questa leggenda per scrivere la storia dell’Etruria. Il falso frammento di Catone è pubblicato a Parigi ancora nel 1588 come opera autentica.

In particolare ad Arezzo il più noto storico di quel periodo, Marco Attilio Alessi, nel suo libro sulle origini della città, scritto nel 1544, riprende alla lettera il passo di Antonio da Viterbo, ritenuto senz’altro di Catone:

 “Fu adunque la origine di Italia splendidissima, come disse Catone nel primo libro delle Origini, e di antichità e di nobiltà di persone, e cominciò nello aureo secolo sotto il principato delli dei Jano, Camese e Saturno, gente phenicia e saga, la quale di poi il diluvio fu la prima che mandò le genti ad habitare il mondo, che si dicevano colonie, onde appresso narra il predetto Catone esser venuto Jano con Divi, chiamato Atlante, e con i Galli progenitori degli Umbri popoli d’Italia, e con la navicella esser passato per il Tevere con le colonie, e essere habitato in Toscana. Edificò prima appresso le rive del Tevere Janico e Athano e due altre rive dell’Arno, Fiesole e l’altra del medesimo nome Athano, e intorno al sito o vero paese toscano quattro: Fregena, Volcena, Volterra e Cariaria, la quale in latino vuol denotar Luna, e nel mediterraneo territorio Ciggiano, Arezzo, Rusella, Volsino”.

Anche il camaldolese Agostino Fortunio, nella sua Cronichetta del Monte S.Savino, pubblicata nel 1583, fa proprie queste affermazioni, attribuendo per di più a Giano la Fondazione di Monte S. Savino (Monte Gianni, Monte di Giano), di Lucignano (Lucus Iani, bosco di Giano) e di Foiano (Forum Jani, Foro di Giano). In pratica, tutti i nomi terminanti in -iano vengono ora attribuiti alla presenza di Giano, mentre derivano in gran parte da nomi di possidenti, come abbiamo già visto.

Questa leggenda continuò almeno fino al sec.XVIII, poiché il Graziani all’inizio delle sue Memorie Istoriche de’ Vescovi di Arezzo, scritte nel 1781, fa una dura reprimenda contro chi ancora “ va spacciando che fondatore della Città di Arezzo in Toscana sia stato Giano; e che Areta, cui fanno essere chi moglie e chi figliola di Lui, abbiale dato il nome”. Ma si deve notare che ancor oggi qualcuno, nonostante le esemplari ricerche toponomastiche di Silvio Pieri e G.B. Pellegrini, continua a sostenere che nomi come Subbiano e Foiano hanno attinenza con Giano. Il comune di Subbiano ha addirittura come stemma la figura di Giano bifronte!

C’è poi un secondo motivo che dà interesse a questa leggenda. La cartografia cinquecentesca dell’Etruria ne fu in qualche modo condizionata. Così, tra Siena ed Arezzo, vediamo vediamo disegnato solo Ciggiano nella Tuscia Antiqua del fiammingo Ortelio, del 1584. Nel primo affresco della Sala Regia del Palazzo Comunale di Viterbo, opera di Tarquinio Ligustri del 1587, si vede Noè-Giano che mostra a due figli le dodici colonie e la capitale Etursia da lui fondate; tra Arezzo e Volterra c’è solo Ciggiano.

Ciggiano fondato da Giano o da Noè dopo il diluvio universale, dunque. La leggenda inventata da Annio da Viterbo e attribuita a Catone il Censore è ovviamente da respingere; soprattutto è moralmente riprovevole la costruzione di un falso storico.

Rimane comunque il fatto che Ciggiano doveva essere un luogo piuttosto noto, per essere inserito sia pur arbitrariamente nella dodecapoli etrusca.

E’ rinomato anche il suo vino, lodato da Francesco Redi nel celebre ditirambo “Bacco in Toscana”. Ciò non ci sorprende, visto che il fondatore del paese sarebbe stato Noè, inventore biblico del vino, e il nome di Ciggiano deriverebbe da Giano Ogygius, inventore mitologico del vino. Bibbia e mitologia concordano così nell’assegnare al vino di Ciggiano un prestigio assoluto!

Un prestigio che gli compete davvero, come del resto al suo olio, ma senza bisogno di scomodare le sacre pagine.  

Tratto da:

Ciggiano” Storia di un paese tra Valdichiana, Valdambra e Maremma

Scritto da:

Antonio Bacci

Edizioni:

“ C&M”


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